Devo ammettere che ci ho messo un po’ a capire il filo conduttore della mostra Aftermath of art jewellery alla bella Villa Stuck. In sostanza si tratta di un progetto voluto dall’artista norvegese Sigurd Bronger che coinvolge quattro artisti norvegesi e quattro di Monaco. La mostra ha fatto tappa dapprima a Oslo a gennaio al museo Vigeland e poi ora qui a Monaco. Principalmente lo scopo era quello di mostrare artisti internazionali sulla piazza di Oslo, cosa cha quanto pare, accade di rado. L’occasione è anche riflettere e dare il…
Una delle mostre più gioiose e gradevoli delle settimana del gioiello contemporaneo di Monaco è quella dedicata a Mirjam Hiller e Michael Becker alla galleria Isabella Hund proprio nel centro della città. Luce, colore, armonia in due stili e percorsi stilistici molto diversi. Mirjam Hiller con le costruzioni, spesso grandi, di acciaio inossidabile verniciato, esplosive e piene di energia.
Le cose che vede Helen Britton sono probabilmente le stesse che anche altri vedono. Che anche io vedo, che tutti noi vediamo: chissà. Il punto è che quello che Helen Britton vede solo lei lo racconta così (dote questa assai rara) con limpidezza, maestria, generosità e un gocciolino di malinconia. È per questo che senza alcun dubbio vale la pena, e anzi è un obbligo, andare a vedere la mostra The Things I see che il museo di Arte e Design di Norimberga (Nürnberg) le dedica fino al 28 aprile…
Per niente facile allestire una mostra. Di gioielli, poi. I modi originali ed efficaci non sono molti. Ecco una carrellata di immagini di display che si distaccano un po’ dalla più classica scatola o vetrina o cassetto. A me personalmente è piaciuto più di tutti il My Kingdom notturno di Tanel Veenre, estone. Magico e misterioso il suo mondo di maschere, collari imponenti che emergono illuminati in nicchie segrete.
Su dodici giapponesi selezionati da Schobinger per Schmuck 2013 almeno uno doveva vincere l’Hofmann Preis. E così è stato: Fumichi Taguchi. Si tratta del primo ad essere proclamato vincitore poche ore fa. I suoi gioielli d’argento sembrano a prima vista forme classiche tempestate di diamanti, ma vanno visti molto da vicino per capire che non è affatto così e chele pietre preziose sono solo un effetto ottico.
IL’humor inglese è imbattibile. Basti un esempio per tutti: il saggio Getting up on cold mornings di Leigh Hunt che avrà scritto credo nei primi anni del 1800. In questo contesto a dire il vero non c’entra niente, ma c’entrano gli inglesi e la loro proverbiale imperturbabile flemma. E ora vi dico perché.
Otto Künzli è un concetto. E come faccio io ora poverina a parlarvi in poche righe del Professor Otto Künzli (una potenza nel mondo del gioiello contemporaneo) che da vent’anni è il nume del gioiello all’accademia di Monaco e di quasi tutto ciò che di importante accade qui. E non solo qui.
Il fascino sta nel vuoto che lasciano attorno alla materia. Strutture ben congegnate piene di spifferi e di leggerezza sono i bracciali a flusso continuo di Huyn Sook Chang (Corea), i collari di Sam Tho Duong (Vietnam), gli intrecci nuovissimi della magica Kazumi Nagano o i cocoon di Makoto Hieda (entrambi giapponesi). Ma anche gli alveari parlanti di Luzia Vogt (Svizzera) e i “buchi con la spilla intorno” di Silke Trekel (Germania).
Costruzioni irregolari, solidi che non vogliono accettare costrizioni: puri ed essenziali per creare pendenti inequivocabili esteticamente spogli si ritrovano nel lavoro della giovane Giulia Savino.
Folla imprevista in queste proporzioni, persino dagli organizzatori, alla inaugurazione ieri sera al museo di arte antica per la mostra sull’Oro per gli dei, Neuer Schmuck für die Götter che vi avevo preannunciato qualche giorno fa. Il museo ha una splendida collezione di gioielli antichi, etruschi in particolare, ma le opere degli artisti contemporanei hanno occupato una sala a parte e non si sono “mescolati” ai capolavori antichi. Io invece oso l’accostamento.