The Venice Glass Week: Riscoprire un tesoro
Alla Venice Glass Week appena terminata, si parla anche di perle di vetro di Murano. Tradizione antichissima, legata a un mondo prevalentemente femminile e che è interessante scoprire, riscoprire e reinterpretare per mantenerla viva.
La perla di vetro di Murano e Venezia è riconosciuta dall’UNESCO Patrimonio Culturale Immateriale dal 2020: in occasione di The Venice Glass Week da due anni è nato un progetto, Perle in Tasca, che ha l’obiettivo di promuovere gli artisti contemporanei che si dedicano alla produzione di perle e anche di favorire la conoscenza e l’utilizzo di perle vintage da parte di artisti e designer che abitualmente utilizzano materiali differenti. Esattamente come nel caso di questa seconda edizione di cui sono stata curatore.
Perle in Tasca II è cominciata con una residence d’artiste a Palazzo Contarini Polignac a Venezia, nel marzo scorso, con Catherine Le Gal, Sylvie Doagio, Robin Clerici e Virginie Ricour Lambard. L’intento era quello di avvicinarsi a questo nuovo oggetto, la perla, a Murano e Cannaregio dove viene o veniva realizzata. Ecco quindi i ripetuti viaggi in vaporetto tra Fondamenta Nuove, Colonna e Venier …
Poi la rivelazione di un luogo appartato e insospettabile: un giardino dalla “sabbia” multicolore, un deposito di “forzieri” ricolmi di giallo, verde, turchese, rosso, lilla, uno spazio industriale riempito fasci di canne di vetro e tonnellate di sacchi di conterie. Sto parlando dell’ex fabbrica di perle Costantini fondata negli anni Venti a Murano e che ha smesso la sua produzione attorno agli anni Ottanta. Ora si presenta come luogo d’incanto, una caverna che può dar origine a ogni ispirazione e che Sabrina Always Costantini ha aperto per noi. Catherine, Robin, Virginie e Sylvie si sono calate in questa miniera di colore per vari giorni…
Da allora sono passati vari mesi di riflessioni e di lavoro e ora in settembre le realizzazioni del progetto sono state presentate a Edmond à Venise il concept store di Palazzo Contarini Polignac.
Catherine Le Gal si è lasciata affascinare dal concetto di reperto archeologico: dalle perle imperfette dall’aspetto grezzo, dagli elementi di scarto della lavorazione, dai frammenti di canne spezzate. I colori sono neutri, bianco, marron glacé, rosa con qualche punta multicolore come nel sautoir verde rigato. Le forme sono sempre grafiche ed essenziali.
Robin Clerici ha puntato sulla potenza del colore delle perle irregolari dalla forte personalità. Sono i turchesi, i blu, i verdi che meglio si sposano con il bronzo giallo con il quale è solita realizzare le sue micro sculture. Importante l’aspetto tecnico ovvero come “incastonare” la perla fragilissima nel bronzo senza danneggiarla durante la lavorazione o dopo quando il gioiello viene indossato.
Sylvie Doagio si è ispirata all’immagine del corso d’acqua dei canali alla quale associa l’idea di trasparenza e di leggerezza. Ha voluto ricreare, con il suo sautoir aperto, la sensazione di un’armatura lieve sulla quale “galleggiano” le perle di vetro.
Virginie Ricour Lambard che è solita lavorare con un mix di tecniche ha preso spunto dall’universo fiabesco dell’enorme deposito di perle. Ne sono scaturiti gioielli un po’ psichedelici e un po’ etnici. Alla base l’idea del ricamo su brandelli di seta e cotone riciclati come il bracciale intrecciato con conterie rosso fuoco a contrasto o il collier-serpente.
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