Supportare la realtà

Strumenti di misura scientifici, la forma perfetta dell’uovo, la saponetta Camay meglio di un cammeo e lo sterco di cammello incastonato con cura, una grande conchiglia intera o sezionata a metà, ma sempre sostenuta da una struttura metallica fatta su misura. Sì è vero i gioielli di Sigurd Bronger possono lasciare perplessi, stupiti, interdetti e persino scioccati. Vi aspettano fino al 2 giugno a Monaco di Baviera nel museo Die Neue Sammlung – Pinakothek der Moderne!

Artista norvegese, nato nel 1957 a Oslo, Sigurd Bronger ha frequentato per un anno l’Oslo Vocational College specializzandosi in gioielleria, prima di scegliere di proseguire gli studi in orologeria e oreficeria presso la Vocational School di Schoonhoven, nei Paesi Bassi, diplomandosi nel 1979. Dopo gli studi ha lavorato come incisore presso la Koninklijke Fabrieken Posthumus di Amsterdam, fondata nel 1920. Nel 1983 è tornato a Oslo, dove da allora vive e lavora. Die Neue Sammlung gli consacra questa mostra dal titolo Sigurd Bronger Trag-Objekte ovvero Wearables che è la prima personale realizzata in un museo al di fuori della Norvegia e comprende circa 150 opere che faranno di tutto per sorprendervi.

Sigurd rivendica la sua totale libertà di artista senza condizionamenti e non definisce le sue opere gioielli, né spille, né anelli, né collane ma semplicemente oggetti indossabili.

Diciamo che un po’ tutto può essere “elevato” al rango di gioiello, tutto può essere “indossabile” come dice il titolo anche se a noi, diciamolo pure, spontaneamente non ci verrebbe fatto. Eppure. Gli oggetti sono resi indossabili grazie agli ingegnosi meccanismi su cui sono montati e appesi. Questa struttura grazie alla quale l’elemento comune, banale o impensabile come una suola di una scarpa, un palloncino, la pallina del mouse diventa fruibile da noi in modo diverso, opera attraverso l’ironia e l’autoironia un allargamento del nostro sguardo, del nostro “possibile”, facendoci scoprire (forse) una bellezza del tutto inaspettata.

Molto interessante l’introduzione del catalogo, edito come sempre da arnoldsche, nella quale la curatrice Petra Hölscher ci da le chiavi di lettura per meglio comprendere questo legame di Sigurd Bronger con l’arte contemporanea. «Bisogna risalire al 1978 quando Bronger visitò il Museo Kröller-Muller durante una gita universitaria. Nell’agosto di quell’anno, il museo si trovava a esporre una delle prime retrospettive dell’artista, ingegnere, fisico e poeta belga Panamarenko (Henri Van Herwegen, 1940-2019). Bronger non riuscirà mai a dimenticare ciò che vide lì e il mondo di idee di questo artista belga il cui nome oggi viene citato solo raramente. Panamarenko divenne sempre più lo “spirito affine” di Bronger, a cui si aggiunse nel tempo un altro belga: Guillaume Bijl (nato nel 1946), che alla fine degli anni Settanta era impegnato a criticare la produzione dell’arte tradizionale».

Infine una nota tecnica sulla mostra di Monaco di Baviera: le opere esposte provengono da prestiti di tutto il mondo Austria, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Italia, Lussemburgo Polonia, Svezia, Paesi Bassi, Thailandia e Stati Uniti.

Valeria Accornero

I am a journalist with a passion… in this online space I describe what I see and what I love about contemporary jewellery: its artists, the art works and the places. I share my personal notes, creating a sort of "newspaper" of what I recon is most worthy

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