Ritrovarsi e parlare d’altro
Ritrovarsi. E dopo un certo tempo, sicuro. Il filo, in questo ultimo anno, non si è mai spezzato (complice l’immediatezza delle story e post di Instagram), ma il momento un po’ più “lungo” del blog è stato, lo ammetto, bloccato o di volta in volta rimandato per una sorta di stanchezza pandemica. E forse potete capirmi.
Mi piace ricominciare con la segnalazione del lavoro di Roberto Zanon. Saluto con gioia e ammirazione un libro e anche una mostra accomunati dal titolo Gioiello e Progetto, che nel primo caso si accompagna al sottotitolo Approfondimento metodologico sulla forma topologica significante e per la mostra si avvale di una frase più divulgativa Dalla forma piana alla tridimensione.
Il libro è il punto d’inizio nel quale Zanon dà conto della sua sperimentazione e progettazione sulle forme bidimensionali che si appropriano, grazie a tagli e piegature, della terza dimensione. E diventano gioielli. Misteriosi. Ironici.
Il libro va letto poichè io qui posso darvi solo un’idea vaga del tema, ma vi assicuro che gli ambiti teorici sono molteplici, dalla matematica (la topologia in particolare) alla filosofia del linguaggio. Stimolanti gli spunti dati dai saggi di cinque autori che propongono riflessioni personali e interessanti sul lavoro di Zanon. Le immagini, i nomi (per esempio Trottola, Puntonde, Progresso, Fuoco artificiale) e le spiegazioni di ogni singolo gioiello hanno calato me come lettrice in un’atmosfera tra Munari e Bauhaus. Adoro.
La mostra che come dicevo è intitolata Gioiello e Progetto – Dalla forma piana alla tridimensione è il completamento visivo del progetto. Sono 43 gioielli realizzati in materiali e colori che enfatizzano le forme ludicamente “deformate”: cartoncino, feltro gomma EVA e PVA per esempio. Al Museo della Moda e delle Arti Applicate di Gorizia fino al 6 marzo.
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