Umanesimo contemporaneo
Questa mattina, in una sala del museo MAXXI di Roma – e la scelta del luogo non è casuale – c’è stata la prima “conferenza di sistema” dal titolo Intorno al gioiello. Il sottotitolo ancora più impegnativo ovvero Esperienze del contemporaneo nella strategia dell’ornamento. Una sfilza di relatori dallo psichiatra Massimo Biondi ad Alba Cappellieri della Facoltà di Design del Politecnico di Milano allo scultore Nicola Carrino alla storica del gioiello Bianca Cappello alla curatrice per Bulgari Amanda Triossi a Loredana Di Lucchio dell’Università di Roma.
Molla dell’evento l’Associazione Romana Regionale Orafi ARRO e particolare promotore di questo momento di riflessione Claudio Franchi che ne è vicepresidente.
Infatti questo appuntamento di oggi va letto come fase di un processo. Nel passato c’è stato il momento della presa coscienza: il settore dell’oreficeria è in crisi, come facciamo a rilanciarlo e a rilanciarci? È seguito il momento di analisi esistenziale (chi siamo noi? Come ci vedono i clienti?). E oggi il primo momento della ridefinizione dei concetti che dovrebbe portare poco a poco alla risposta: dove stiamo andando? e soprattutto: come facciamo a non perdere il treno?
Una chiave di lettura o meglio un possibile canotto di salvataggio per il settore sembra essere concetto di “contemporaneità” e in particolare quella serie di satelliti che gli ruotano attorno. Quasi che il solo fatto di riflettere sulla contemporaneità costringa a riportare il discorso attorno all’uomo piuttosto che all’oggetto. Producendo innegabilmente effetti benefici.
Molti gli interventi di oggi, le impressioni, le suggestioni, le opinioni a volte diametralmente opposte ma in fin dei conti mi sembra che su questo punto ci si ritrovi tutti. Il gioiello che sia contemporaneo, d’autore o d’artista, ornamento creativo o gioiello tradizionale (perché anche di quello naturalmente si è parlato) risplende in tutto il suo valore se lo si guarda come risultato di un progetto ove convivono la centralità della mente – l’idea – e la centralità della mano – la perizia tecnica, il lavoro. Un valore, quello umano. Forse da qui tutto può ripartire. Per fare in modo che il curioso dopo aver guardato la vetrina spinga la porta ed entri per farsi raccontare una storia, la storia del “suo” gioiello.
Carissima Valeria,
a proposito di “gioiello contemporaneo” voglio raccontarti un episodio gustoso con preghiera – se possibile e se la prassi organizzativa del tuo blog lo prevede – di pubblicarlo. Ho assistito di recente ad una lezione della D.ssa Renata Marcon, stimatissima gemmologa, sul tema del diamante. L’aula del corso era composta da 12 allievi: un chirurgo maxillofacciale, una assistente di odontoiatria, una fisioterapista, due pensionati, cinque impiegati e un solo orafo. Morale: gli operatori del nostro settore non sentono l’esigenza di ricorrere alla formazione di una materia che fa parte della loro professione, oppure si ritiene, probabilmente, che la conoscenza della gemmologia sia superata dall’uso dei materiali alternativi. Mentre i nostri potenziali clienti subiscono il fascino delle gemme e rischiamo di trovarceli nei nostri negozi e laboratori nella condizione di essere molto più preparati di noi.
Cosa ne pensi? Un caro saluto. Claudio Franchi
un orafo contando te, vero? è un problema diffuso, spesso il negoziante sulle gemme ne conosce meno dei suoi possibili clienti. ho seguito un corso presso l’unitre di gemmologia ed il professore si è stupito di avere un orafo a seguire il corso!
anche troppo riassunto credo, peccato che non potevo
esserci
…che brava !!
ah,AUGURI per il 1° ANNO del blog !!
Ottimo riassunto!
A presto!
ecco..anche qui avrei voluto esserci…grazie mille per il tuo racconto, per me utilissimo;)