Simulacro di metastasi
Mi ricordo di quando a scuola cominciai a leggere le prime righe di L’uomo dal fiore in bocca di Pirandello. Ero curiosa di sapere perché l’autore avesse voluto dare proprio questo nome al suo personaggio (l’altro, è un pacifico avventore). Mi immaginavo forse di incontrare un precursore dei figli dei fiori. Poi, l’inaspettato svelamento della malattia, del suo nome e la spiegazione di tutti i perché. Mi ricordo esattamente quell’attimo di disillusione, sorpresa e paura davanti a una realtà che mi era parsa tutta diversa. È rimasta nella memoria questa sequenza: bellezza, malattia, morte.
Ritrovo questa sequenza proprio così, in tre fasi di approccio temporale, nel lavoro estremamente interessante di Francesca Gabrielli che è stato selezionato tra i finalisti del Premio Internazionale Massenzio Arte a Roma. L’opera è una radiografia in “positivo” (anzi tre). Radiografie con gioielli. Non fotomontaggi, non inciuci tecnologici. Vere radiografie con scheletro (quello dell’autrice e gioielli, ovviamente sempre dell’artista). L’impatto iniziale è stato per me gradevole. I gioielli fiore (creati appositamente per essere radiografati e quindi intelligibili ai raggi X) risaltano come tratti grafici: corolle e steli che si confondono con le ossa.
Osservi: un sorriso ti affiora sulle labbra. Poi leggi il titolo: Chernobyl 1986 – Fukushima 2011. Ah, ok. Via il sorriso. I fiori che ti sembravano così “dolci” non perdono la loro poesia, ma si induriscono di significato. Segno crudele di contaminazione, di malattia che si aggancia dall’interno, si ramifica, seduce dapprima, illude e poi uccide.
Non ho visto dal vivo i gioielli in questione (per ragioni logistiche non sono stati esposti come avrebbero dovuto, sotto alla “radiografia”). Ma non importa, l’opera è questa, un simulacro. I gioielli che l’hanno generato diventano più potenti restando nell’ombra.
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