Schmuck Monaco: gioiello in quattro parole
L’invito per la mostra è un cartoncino rosso fuoco con quattro scritte in quattro lingue diverse. Stessa parola: Gioiello. Questo è il titolo in giapponese, finlandese, tedesco e ungherese. Tante sono le nazionalità delle quattro artiste. La prima lingua è quella di Mari Ishikawa, direi la più conosciuta tra tutte. Sempre mi stupisce con i suoi delicatissimi grovigli di natura, quasi nidi d’argento, licheni. Io me li immagino uscire da un paesaggio lunare magico, pieni di rugiada e che si tratti di collane, anelli o spille in realtà poco importa.
Mia Maljojoki, finlandese, accende la miccia con gioielli Explosive: Frozen Fireworks. Più che fuochi d’artificio sono bombe dai colori flashy ancora inesplose. Accecano lo sguardo sulla parete bianca i gioielli sui quali Mia si getta “tormentando” i materiali più disparati come lei stessa dice: “I cast, wash, scratch, throw, scrub, break and pour”.
I bracciali della tedesca Caroline von Steinau-Steinrück sono fasce pure che girano attorno al polso, estremamente difficili da raccontare: sono un flusso unico inevitabile, ermetico. Io ne ho fotografato uno e a riguardare la foto oggi forse riesco a percepire meglio questa specie di loro silenzio. Forse sì, i suoi gioielli hanno bisogno di una pausa, di un passo indietro per essere davvero visti…
Ultima lingua è l’ungherese di Flora Vagi (che per la verità parla benissimo italiano grazie ai vari anni alla scuola Alchimia di Firenze). È un po’ di tempo che seguo il suo lavoro su legno e ora anche carta. Materiale questo assai difficile sul quale cimentarsi. Le sue spille sono ricavate da libri squinternati, affettati e dipinti. Ai miei occhi diventano ventagli, ali farfalla, fiori, piumaggi… del paradiso.
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