Beppe Kessler: forme sotterranee

Spilla di legno e argento

J’ai montré mon chef d’oeuvre aux grandes personnes et je leur ai demandé si mon dessin leur faisait peur.

Spilla in ottone, legno balsa, colore

Elles m’ont répondu: “Pourquoi un chapeau ferait-il peur?”

Spilla di legno balsa con bruciature a pois

Mon dessin ne représentait pas un chapeau. Il représentait un serpent boa qui digérait un éléphant. J’ai alors dessiné l’intérieur du serpent boa, afin que les grandes personnes puissent comprendre. Elles ont toujours besoin d’explications.

Spilla di ottone e fibra acrilica

Siamo al primo capitolo di Le Petit Prince di Saint-Exupéry. La storia del serpente a forma di cappello che in realtà prende la forma dell’elefante è quello che, di tutto il libro, mi rimane più impresso nella memoria. Chissà perché. Per qualche strano filo del mio subconscio mi è venuta in mente questa immagine per raccontare il lavoro dell’artista olandese Beppe Kessler nata nel 1952. La scusa, se così si può dire, legata all’attualità, è una mostra a lei dedicata a Padova, alla galleria GR20 (si è inaugurata a fine ottobre e continuerà fino al 22 dicembre – via dei Soncin, 27).

Spilla di alabastro e fili colorati

Beppe Kessler gioca con le superfici lisce, unisce materiali diversi come l’ambra, il jais, l’alabastro, il legno leggerissimo balsa (quello che serve per gli aquiloni e i modellini degli aerei), la resina e li “fonde” insieme tanto che è impossibile conoscere al tatto dove cominci l’uno e dove finisca l’altro. Tanto che questa superficie perfetta e coprente dalle linee morbide e arrotondate sembra un involucro, un telo, un cappello-serpente teso su un altro oggetto del quale si può indovinare più o meno la forma smussata. Che cosa c’è sotto, allora? O anzi meglio: Che cosa c’è dentro? Mi chiedo guardando le spille e le collane di sassi multi materia e multi colore.

Collana di ambra, oro e legni vari

La risposta dell’artista, per come la vedo io, viene data in chiave “tessile” rifacendosi alle origini della sua formazione avvenuta in questo campo. Perché è il punto, è la cucitura che tiene legato l’interno e l’esterno, l’involucro con il suo contenuto, il dentro e il fuori. È un immaginario ago super perforante che “cuce” le pietre, che buca e ri-buca portando con sé ora catene d’oro sottili, ora filo vero e proprio, ora grandi graffe di una cucitrice che catturano la materia. E dopo questo passaggio violento e invasivo resta un segno netto e preciso, un piccolo foro. Mentre una pace smussata riscende sulle sue opere.

Collana d’argento e alabastro

Valeria Accornero

I am a journalist with a passion… in this online space I describe what I see and what I love about contemporary jewellery: its artists, the art works and the places. I share my personal notes, creating a sort of "newspaper" of what I recon is most worthy

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