Schmuck 2019 – Il mondo di oggi

In italiano avremmo detto “gioiellismo”, in inglese forse “jewelleryism”. Beh in tedesco Schmuckismus! È il titolo della mostra della Neue Sammlung – Pinakothek der Moderne di Monaco di Baviera, appuntamento centrale della settimana di Schmuck, momento di incontro di tutti quelli che in giro per il mondo si occupano più o meno di gioiello contemporaneo. Dicevamo dunque Schmuckismus! che vuole mettere il gioiello al centro come lente attraverso la quale leggere, in modo critico, i fenomeni politici, sociali e religiosi del mondo di oggi con tutti gli “ismi” del caso.

Le spille sono un autoritratto dell’artista Stefan Heuser… a base di Viagra, sonniferi, antistress. Parliamo di usi e abusi, di un mondo che ci vuole performanti a tutti i costi.
E quando finirà il greggio? Katrin Spranger ci immerge in questa tematica che spaventa il mondo occidentale che vive in contraddizione con l’ecologia. I suoi oggetti che sembrano uscire da un pozzo di petrolio sporcano i vestiti di chi li indossa. Macchiarsi per stare sempre all’erta.

La mostra che dura fino al 16 giugno è curata da Karen Pontoppidan, danese, che come sapete oltre ad essere un’artista conosciuta, è professore di gioiello all’AdBK, l’accademia di belle arti di Monaco.

Con Benjamin Lignel siamo in pieno nella denuncia del razzismo con la spilla provocatoria “Thank God (I’m White)”.

Trenta sono gli artisti invitati tra giovani e “middle”: per ciascuno un pezzo è selezionato dalla curatrice e uno dall’artista ( a volte realizzato appositamente per la mostra). Non stupisce nella lista dei nomi che la Germania batta tutti insieme alla Svezia. La sola italiana, Beatrice Brovia, vive a Stoccolma.

La pelle del serpente, le zampe della tarantola… Nicola Scholz lavora sulla paura e il disgusto che alcuni materiali a noi estranei possono suscitare anche se il pericolo è svuotato della sua essenza. Forse il segno di pregiudizi nascosti?

Pensate a un tema scottante del mondo di oggi e lo trovate in mostra. Il razzismo c’è, l’inquinamento c’è, l’identità sessuale, c’è. Il ruolo della donna, l’ ossessione per l’immagine, l’alienazione del corpo, la mondializzazione, la schiavitù, la paura della performance, la cultura del sospetto c’è, c’è, c’è, c’è, c’è, c’è, c’è. E moltissimi altri temi. Nel catalogo pubblicato da Arnoldsche li trovate tutti.

Con Dana Hakim si parla di amuleti spesso realizzati propio con i materiali dai quali vogliamo proteggerci con l’amuleto stesso. Siamo nel tema della società sorvegliata e che sorveglia, la cultura del sospetto in crescita nel mondo digitale.

Devo dire che dalla mostra si esce con una certa angoscia. Ribelli e consapevoli. Pieni di dubbi, stimolati dalle “voci” dei tanti artisti. E un po’ stressati.

Valeria Accornero

I am a journalist with a passion… in this online space I describe what I see and what I love about contemporary jewellery: its artists, the art works and the places. I share my personal notes, creating a sort of "newspaper" of what I recon is most worthy

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