Storia della Bigiotteria Italiana di Bianca Cappello (edito da Skira) non è un libro di consultazione tipo enciclopedia come mi immaginavo, ma è un quasi-romanzo da leggere tutto d’un fiato. Racconto a base di vita italiana tra quotidianità e fatti storici, nel quale la bigiotteria è il filo conduttore. Si intrecciano allora le vicende delle nappine dei sautoir del primo ventennio del Novecento con quelle del Vestito Antineutrale di Giacomo Balla (1913); il premio Nobel italiano per la chimica Giulio Natta nel 1963 “influenza” con le sue scoperte l’utilizzo della plastica per i grandi orecchini; Tangentopoli e Mani pulite orientano il gusto verso materie e forme meno opulente e appariscenti.
La spilla del Signor Bonaventura, il personaggio nato nel 1917 dal disegnatore Sergio Tofano –
Spille pagliaccio in resina, Sharra Pagano per Armani. Foto Francesco di Bona
Collier girocollo, perle di vetro e pendenti in vetro di SUV, seconda metà anni Cinquanta. Foto Augusto Panini
Collana Ditali in ottone dorato, perle di imitazione, strass di Moschino. Foto Francesco di Bona
Il libro è tutto da leggere e chi è bravo lo fa in senso cronologico. Volevo essere brava anche io e partire dall’Unita nazionale per arrivare fino ad oggi. Ma la tentazione è stata troppo grande e mi sono lasciata guidare dalle immagini: dalla spilletta del signor Bonaventura degli anni Venti che avevo visto qualche anno fa al Museo del Bijou Casalmaggiore e subito dalla collana imponente viola e blu di plexiglas e strass dei disinibiti anni Settanta di Coppola e Toppo. Poi mi sono buttata sugli anni Ottanta con una certa malinconica gioia accompagnata da Armani e Ferré da Soprani e Krizia, da Moschino e Missoni.
Collana con tubetti cavi in vetro, plexiglass, strass di Coppola e Toppo, 1969-70. Foto Francesco di Bona
Spilla in ottone dorato e microcosmico, anni Venti-Trenta. Foto Augusto Panini
Collana in metallo dorato, cristallo di rocca, Missoni. Foto Augusto Panini
Spilla in metallo dorato e materiale plastico della seconda metà degli anni Trenta. Foto Luigi Briselli
Bracciale snodabile in pvc di Donatella Pellini
Le ultime pagine del libro sono dedicate ai produttori e designer della bigiotteria ed è interessante vedere che spesso si tratta di imprese familiari (oggi alla terza generazione). Io ne conosco solo alcuni come Bijoux Cascio di Firenze o Bozart di Milano, mi ricordo benissimo dei primi gioielli di Maria Calderara. Vi ho già parlato di Maria Vittoria Albani e del suo marchio Ornella Bijoux. Ercole Moretti per le murrine veneziane, Sharra Pagano e Pellini, Carlo Zini.
Collana con catena di elementi in vetro e metallo dorato Seguso per Chanel, 1968. Foto Augusto Panini
Nella lista c’è anche Helietta Caracciolo un personaggio particolare “principessa e creatrice di gioielli e bijoux a Roma” che dal 1971, dopo un furto in villa essendo rimasta senza nulla da mettere, decide di disegnare da sola i gioielli. Da lì nasce la sua carriera di creativa e la collaborazione anche con il mondo del cinema.
Il mio girocollo di Helietta Caracciolo come una matassa di cordoncino di seta.
Dico questo perché leggendo il suo nome mi sono ricordata di avere nel cassetto due suoi collier (uno di madreperla e l’altro un torchon di cordini di seta colorata) ai quali tengo molto. Li ho fotografati e qui li pubblico. Un mini-contributo alla storia della bigiotteria italiana!!
Il mio girocollo di Helietta Caracciolo di madreperla e metallo dorato
Sopra, siamo nel 1963 con l’indossatrice Serenella in abito di Emilio Schubert posa davanti al negozio Bijoux Cascio in via Tornabuoni a Firenze
Sembra un libro bellissimo, si può comprare in libreria?