
Entrare in questi giorni nella galleria Micheko per vedere la mostra
Was it a Cat I saw? richiede un certo impegno personale. Un po’ come essere invitati a uno spettacolo teatrale e poi essere chiamati sul palco a recitare. Divertente e sconcertante. Qui in scena abbiamo Akiko Kurihara che ci chiede di volta in volta, con discrete etichette ben argomentate, di interrogarci sul significato di ciò che vediamo; di indossare una serie di catenine con cubo pendente; di infilare al dito degli anelli a fascia in argento sperimentando la trasmissione del calore e così avanti. Piccoli esperimenti da aula di fisica. Piccolo percorso cortese e ironico in gioielli dalle dimensioni ridotte, a volte solo accenni, come i coriandoli colorati da “spruzzate” sul maglione come dopo un Carnevale; ometti birichini; sottili nastrini segnalibro da usare per evidenziare se stessi.

Ai minimi gioielli che facilmente possono diventare compagni di vita quotidiana, si affiancano in mostra le sculture “pieghevoli e trasportabili” di Go Segawa, trasparenti entità che sembrano ologrammi, ma che esistono in tutta la loro profondità.
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