Annamaria Zanella: il gioco dell’inganno
Sono sicura che a Dante Gabriel Rossetti sarebbe piaciuta l’idea che la sua donna – imponente, capelli sciolti rossi, sguardo diretto, così “classica” con l’abito drappeggiato nei toni cupi del verde – fosse paragonata, o se non altro “accostata”, all’opera di Annamaria Zanella.
Rossetti, forse il più celebre dei pittori preraffaelliti inglesi con la sua donna che ora dà il volto a un’Astarte ora a una Proserpina o a una Beatrice o a Venere, aveva delineato una nuova estetica femminile, moderna, che pescava un po’ nell’antichità classica un po’ nel medioevo e allo stesso tempo si spogliava della tradizione illuminandola di luce inusuale.
Per me le opere di Annamaria Zanella propongono una nuova estetica del gioiello che si fa mediatore tra il corpo e il vestito in modo originale.
Si butta a capofitto nelle pieghe dei tessuti drappeggiati (come faceva Rossetti con le sue “belle” immancabilmente vestite di pepli). Si butta nel colore: i verdi e i rossi, i neri e le sfumature cangianti, i blu cobalto decisi, pieni e voluttuosi.
Il corpo è coccolato, prima di tutto. Nella collana qui sotto per esempio titanio, oro e acciaio accolgono come un loro pari il silicone perché è proprio lui che si deve rendere immediatamente simpatico e dolce attorno al collo.
Con il vestito poi c’è un rapporto di ammirazione e complicità. I gioielli in un certo modo lo corteggiano, lo adulano, riproducendone le pieghe, i riflessi.
Ma a guardar bene il gioco di sguardi non avviene tra il gioiello e l’abito, ma tra il gioiello e qualcosa che è molto di più del vestito stesso, è la sua l’idealizzazione. Un vestito raccontato dal pittore sulla tela, amato, enfatizzato, eternizzato.
Il gioco comunque non si fa a carte scoperte. Diciamo anzi che è il trucco di un prestigiatore che, giustamente, non vuole dirci tutto. Le opere ingannano l’occhio: non sai se al tatto saranno rigide o morbide, appuntite o smussate.
Saranno di tessuto o di metallo? E anche il colore, guardando più da vicino, forse ti riserverà delle sorprese.
Come la spilla spugna che – finché finalmente non ci passi sopra il dito – non capisci che è ruvida e vetrosa. Oppure il plissé degli orecchini: manterrà la sua apparente rigidezza o soccomberà a uno sfioramento?
[…] 2011 […]
Che meraviglia…il blu è incredibilmente avvolgente !Le pieghe…peccato non toccarli questi gioielli!
Grazia