Jacqueline Ryan: emozione “naturale”
È molto difficile per me parlare di Jacqueline Ryan… non vorrei sembrare troppo esagerata negli apprezzamenti. Comunque vado.
Ho scoperto Jacqueline – artista della gloriosa generazione dei quarantenni, inglese ma da anni in Italia, a Todi, per la precisione – in un libro che si chiama Adorn New Jewellery che avevo comprato per caso ad Anversa. Mi aveva colpito un pendente oblungo tutto corolline smaltate azzurre…
Impossibile resistere, sono dovuta ad andare a vederlo di persona. E non è stato che l’inizio della scoperta del lavoro di un’artista che così, tanto per fare qualche esempio, è rappresentata al Victoria and Albert Museum di Londra, al Museo degli Argenti di Firenze e al Musée des Arts Décoratifs di Parigi!
Jacqueline ama le passeggiate in campagna, l’osservazione dei fiori e degli insetti, la loro geometria ripetitiva, ma diseguale, le sfumature dei petali, la forma delle corolle e ne fa il centro della sua ispirazione artistica. Quello che si porta casa dalle camminate nella natura sono le fotografie certo, ma soprattutto le immagini che rimangono stampate nel cuore e che diventano schizzi, acquarelli, modellini di carta e poi gioielli.
Quello che mi emoziona nel lavoro di Jacqueline – pubblicato in tutti i libri delle edizioni Lark Books – è quell’insieme di movimento e di colore, di tecnica e di sogno. Mi sento un po’ entomologo quando mi soffermo a osservare da vicino per esempio le spille in un susseguirsi di piramidine cangianti, di coni rovesciati, di palline minuscole che si muovono e tintinnano (da fatina di Peter Pan). Poi, confesso, sono una patita degli smalti e delle sue sfumature di azzurri, celesti, turchesi, verde acqua con una punta di arancione ogni tanto o di rosso per dare profondità a una collana con micro perle.
Le foto che qui pubblico sono un esempio dei suoi lavori alcuni molto recenti. Naturalmente tutti pezzi unici che richiedono ognuno dalle 30 alle 800 ore di lavoro.
Di recente Jacqueline Ryan è stata protagonista insieme alla scultrice giapponese Junko Mori di una mostra intitolata Beauty in Repetition al museo Blackwell sul lago Windermere (in Cumbria cioè la parte nord ovest dell’Inghilterra) che si è conclusa a giugno.
È il gallerista londinese Adrian Sassoon che ha colto una certa vicinanza di ispirazione nelle due artiste e ha scelto di accostare i gioielli di Jacqueline alle sculture organiche vegetali, spesso nere di acciaio o argento grandi, come cespugli come anemoni di mare, come pigne di Junko Mori.
Appropriata la scelta del luogo di esposizione calato nei paesaggi del Lake District e geniale l’allestimento molto romantico e volutamente rétro che ricorda i vecchi musei di storia naturale e le semplici vetrine che espongono file di lucenti coleotteri e farfalle.
Discussion about this post