Graziano Visintin: il tempo di percettibili variazioni
Giovedì scorso sono stata all’inaugurazione della mostra su Graziano Visintin alla galleria Alternatives (fino al 29 aprile). Necessari la riflessione e il distacco per trovare la chiave di questo autore e di questa mostra, la prima personale a Roma, come si legge nel cartoncino d’invito, di un così noto artista legato alla Scuola di Padova e alla tecnica del niello. E proprio dal titolo – Geometrie variabili – scelto molto bene a mio avviso, bisogna partire e il ragionamento diventa “variazione” su questo stesso titolo.
Visintin infatti lavora in geometria piana molto di squadra e righello e un po’ meno di compasso. Ma le sue forme seppure spesso appuntite non hanno nessuna durezza.
Il suo è studio, è tempo: dal disegno, dal progetto alla realizzazione possono passare anche anni. Ritorna sui triangoli che possono diventare coni, ritorna sui cubi appiattiti e formati da vari segmenti, ritorna sui poligoni e sul semplice quadrato.
Dicevo torna e ritorna, ma ogni volta lo fa come se fosse la prima volta. Ogni volta è scoperta, ogni volta è mettersi alla prova, ogni volta non è mai “ritorno”.
Anche all’occhio profano le variazioni appaiono infatti sempre “altro” grazie al contrasto di luci e ombre sull’oro giallo dato dall’utilizzo del niello e degli smalti ai quali, mi sembra che l’artista chieda più di enfatizzare o minimizzare la penombra, piuttosto che dare colore.
Presenti nella mostra i disegni preparatori accoppiati alle opere. Guardandoli durante la mostra e rivedendoli ora nelle foto, mi sembrano appunti, schizzi di un astronomo (ho in mente quello scopritore di asteroidi disegnato da Saint-Exupéry…), osservatore meticoloso attraverso il telescopio di pianeti e della loro materia che varia di densità, di intensità, di sfumatura, di luminosità. Per essere ogni giorno nuova.
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