Gli inutili sogni di Alice

Alice

È lei, Alice

“Make a remark”, said the Red Queen: “it’s ridiculous to leave all the conversation to the pudding!”.

All'ora del tè

Alice nel Paese delle Meraviglie, è uno di quei libri, che un po’ tutti conoscono, ma che pochissimi hanno veramente letto. Le cause di questo assenteismo nel lettorato: molteplici. Io personalmente ne ho ricevuta in regalo un’edizione del Club degli Editori nel 1971. All’epoca mi ricordo di aver guardato tante volte le figure (dell’illustratore inglese Arthur Rackham), ma di averne letto sì e no qualche riga. Lo scoraggiamento di fronte a un’accozzaglia di filastrocche senza senso finto-bambinesche era per me, bambina davvero, insormontabile. Poi – moltissimi anni dopo, ma sempre avendo conservato quell’edizione – mi sono immersa nel suo seguito Through the looking-glass and what Alice found. I personaggi demenziali, le scaramucce linguistiche, la bimbetta bionda, non proprio il massimo della simpatia e poi i dolcetti, i piattini, le zuppiere e i budini educati e parlanti (vedi la citazione all’inizio) mi hanno conquistata.

Il sogno di Alidra Alić

Insomma Alice, il libro, il linguaggio, l’improbabile storia onirica, il gioco delle carte e degli scacchi, i disegni d’epoca che accompagnano il racconto e soprattutto tutto l’immaginario sdolcinatamente vittoriano (ma provvidamente visto al rovescio) ritornano nella vita di molti di noi, come per caso. E proprio il caso ha voluto che mi imbattessi di recente, a pochi giorni di distanza, nel lavoro di due artiste, una danese e una olandese, e nella loro interpretazione del mondo di Alice. Si chiamano Alidra Alić e Margo Slingerland e sono accomunate da un senso scenografico notevole.

L'anello orchidea

La prima, Alidra Alić, che compare insieme a molti altri artisti in una bella pubblicazione (Dreaming Jewelry, edizione Monsa, 2010 in inglese e spagnolo) ha dichiaratamente chiamato la sua collezione del 2008 Alice’s adventures in Wonderland. Sono gioielli principalmente di plastica o plastica e argento dall’effetto a metà strada tra il pasticcino in glassa di zucchero rosa pallido e la cera sciolta. Carnosi, principeschi, bellissimi da guardare. Di una sontuosità provocatoria, adatti al palcoscenico. Mi colpiscono i contorni incerti e fluttuanti, come certi sogni.

Il servizio antifunzionale di Margo Slingerland

Margo Slingerland (ora in mostra alla galleria Flow di Londra), non crea gioielli, ma si diverte con l’idea del tea party. I suoi sono servizi di tazzine, piattini, zuccheriere, perfetti in un mondo irreale di un sogno al rovescio perché sono assolutamente “inutili” per voluta omissione di funzionalità, realizzati in carta pesta e candidi come il latte. Evitare di versarci l’acqua bollente. Le forme sono enfatizzate e sproporzionate: lunghi lunghi i beccucci delle teiere, giganti i manici delle tazze. Da usare come? Per apparecchiare il nostro salottino intimo e infantile e dare il tè alle bambole.

Valeria Accornero

I am a journalist with a passion… in this online space I describe what I see and what I love about contemporary jewellery: its artists, the art works and the places. I share my personal notes, creating a sort of "newspaper" of what I recon is most worthy

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