Claudio Mariani: labirinto di passato e avvenire
È un po’ di giorni che cerco le parole per raccontarvi dell’artista pesarese Claudio Mariani ma non so da che parte cominciare. Mi viene in mente l’iceberg come immagine, con una punta emersa davvero piccolina rispetto a tutto quello che c’è sotto l’acqua. Fino a poco tempo fa la parte emersa dal mio punto di vista era davvero minima. Sapevo pochissimo di lui, anche se percepivo una “enormità” alla base.
Notizie delle sue opere – delle spille in particolare – ne avevo avute durante una chiacchierata con Jacqueline Ryan. Straordinarie, mai viste, di un’abilità tecnica strabiliante, mi aveva detto Jacqueline. A guardare su internet se ne cavava davvero ben poco. Nessuna immagine, scarsissime informazioni: la sua partecipazione a una grandiosa mostra nel 2001 ad Ancona, curata da Enrico Crispolti, Immaginazione aurea. Mi era capitato anche di scambiare qualche battuta con un giovane orafo marchigiano qualche mese fa che mi aveva lasciato intendere quanto fosse raro e “quasi impossibile” vedere dal vero le opere del Maestro.
Poi un giorno mi rendo conto che alcune spille al Museo degli Argenti di Firenze che mi avevano colpito per la loro semplicità e complessità erano proprio opera di Mariani. Ritorno a Firenze e mi piazzo davanti alle tre spille. Una tutta di “finestrelle” d’oro in diverse tonalità che si aprono inclinandosi, vincitrice del primo premio alla Triennale di Milano nel 1973; una di avventurina e agata verde e oro caldo e brillante; una di onice nera e naturale con gocce irregolari appena accennate dalla lamina d’oro. Non so spiegare la sensazione di insaziabilità che si po’ provare di fronte ad alcune opere. L’esigenza quasi fisica di doverle continuare a guardare per assorbirle, per immergercisi…
Insomma mi ritrovo a Pesaro. Davanti agli occhi le spille, tantissime. È come ritrovarsi di fronte a una vita intera. Tante pagine, tante storie. Sono storie di colori e di nero, di pietre dure e di geometria, di interruzioni, di segni, di azzurri di verdi di rosa. Sono gocce di pioggia brillante che scivolano sui vetri di notte, sono coni multicolore come trombe d’aria. Sono storie da cui Mariani stesso non riesce a separarsi, una sorta di appendice, di archivio che deve rimanere integro e se una spilla si allontana prima o poi (magari in versione più piccola o di forma leggermente modificata) viene rifatta per ricostituire la memoria. Sono storie che saltellano dai primi anni Settanta ai Novanta fino all’ultimissima del 2010 a scacchi con il diaspro sanguigno.
Sono storie di davanti e dietro, di dritto e di rovescio. Tanto emozionanti di fronte, le spille, quanto di “schiena” tanto da chiedersi se non siano state inizialmente concepite per essere indossate sul lato B.
Sono storie di forme e di geometrie. C’è il lavoro di ricerca della proporzione della figura geometrica all’interno della figura geometrica. Posso prendere a esempio la spilla con gli esagoni verdi o quella con le losanghe corallo. Si sente una specie di necessità. Se cambia la forma esterna anche tutte le geometrie secondarie interne mutano per via di un processo di ineluttabile armonia.
Rientra in questa armonia anche il segno verticale che ritrovate sulla destra della spilla dell’inferno dantesco, in quella verde e nera con la figura geometrica centrale. Una linea che sembra imprimere una imperfezione all’equilibrio, ma che in realtà è proprio esse stessa il punto sul quale si sofferma lo sguardo e che è indispensabile all’occhio.
Quando stavo per scrivere questo pezzo mi è venuto in mente Borges e Il giardino dei sentieri che si biforcano. “Questa trama di tempi che s’accostano, si biforcano, si tagliano o si ignorano per secoli, comprende tutte le possibilità”, e anche “pensai a un labirinto di labirinti, a un labirinto sinuoso e crescente che abbracciasse il passato e l’avvenire, e che implicasse in qualche modo anche gli astri”.
Io ho fotografato alcune di queste opere. Le foto non rendono giustizia, certo. Forse non sono riuscita a rendere tutta “la vita” che c’è in ognuna di esse. Chissà.
[…] 2010 […]
Sono molto felice di questo articolo! I gioielli di Mariani sono delle vere meraviglie e Claudio era un uomo straordinario, puro e pieno di gioia 🙂
Ho avuto il privilegio dell’amicizia di Claudio Mariani, artista ma anche persona eccezionale, capace di emozionarsi come pochi davanti alla bellezza di un’opera d’arte o di un luogo. La stessa emozione, unita al ricordo , mi prende quando guardo e riguardo anche qui le sue “creature”
Eccellenti lavori di un grande artista, purtroppo poco conosciuto, al grande pubblico….. gioielli fatti con cura, design geometrico , proporzioni e colore rendono unici questi piccoli ( come dimensione)
capolavori del maestro.
Bellissimi lavori,non riesco a mettere mi piace ,perchè non mi accetta la passwword!
che meravlglia. lo avevo dietro casa e non mi era mai capitato di veder i pezzi di sua creazione, mi piacerebbe avere l’ occasione di tenerne in mano almeno uno.