Una scappata a Londra
Gli inglesi sono formidabili. Se questa affermazione vi lascia perplessi datemi il tempo di spiegare di cosa sto parlando e mi darete ragione. Sono formidabili nel senso che sono bravissimi a sostenere, supportare, lanciare, promuovere le applied arts: la ceramica, il vetro, i tessili e appunto l’oreficeria. Intanto hanno una formazione accademica di alto livello anche in tutte queste materie, un altisonante Royal College of Art (che già solo dici Royal e ti fa subito roba seria) e poi hanno un ente nazionale come il Crafts Council che favorisce lo sviluppo “of contemporary crafts” nel Regno Unito. Un sogno… La cosa che mi piace da matti è la frase che il Crafts Council usa per definire la sua mission “to make the UK the best place to make, see, collect and learn about contemporary craft”. Evito i paragoni. Non mi voglio deprimere. Altra frase storica che vorrei imparare a memoria: “We believe that the future of craft lies in nurturing talent; children and young people must be able to learn about craft at school and have access to excellent teaching throughout their education”. Ci piace.
Insomma più volte l’anno il Crafts Council tira fuori dal cappello saloni e fiere per mostrare che cosa c’è di bello in Inghilterra. E ce ne è davvero parecchio. Per il mese di settembre per esempio abbiamo Origin – The London Craft Fair dal 23 al 29, con 220 creatori tutti piuttosto originali, appunto, selezionati da una commissione, affermati e non, che fanno dai gioiello al mobile, dai tessili alla carta al legno. La mia selezione deriva da una simpatia istintiva per un’immagine, la curiosità per una tecnica o un materiale o una storia.
Amanda Caines, artista dell’assemblaggio e del riciclo lavora con oggetti trovati sulle coste del Sussex di cui è originaria: pezzetti di legno, ceramica, conchiglie. Da quando è a Londra recupera quello che trova sule rive del Tamigi e mescola i pezzi tra di loro con un suo singolare tricot per creare collane e bracciali che sono un po’ un diario di memoria e di naufragio da portarsi addosso.
Jenny Llewellyn mi diverte per i gioiellini dai quali escono polipetti fosforescenti di silicone curiosi e un po’ spaziali. Jacqueline Cullen si è specializzata nell’uso del jais (che in italiano si chiama gaietto). Quel legno fossile nero che in Inghilterra non ha una fama così gaia perché la regina Vittoria ne aveva fatto il suo materiale preferito per gioielli “a lutto”. L’artista lo usa in contrasto con una granulazione di oro giallo. Ne vengono fuori oggetti eleganti, quasi sculture.
Cathy Miles realizza il suo mondo poetico di uccellini, mosche e teiere (molto molto inglesi), con il fil di ferro e piccoli e oggetti trovati per caso. E ancora la svedese Ingrid Bärndal con le sue leggere piumette di sottilissima madreperla, ci porta in mondo di neve e luce fredda.
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