Francesco Pavan: sfumature di geometria
Riprendo queste immagini scattate lo scorso maggio nell’atelier del maestro padovano Francesco Pavan. Tutto questo tempo mi è stato necessario per assorbire e assimilare quanto avevo visto. Le sue opere non sono facilmente visibili in giro (sicuramente troppo poco) tuttavia il 2012 è stato un anno fortunato per la loro presenza a Monaco di Baviera in occasione di Schmuck e della mostra sugli smalti.
Le immagini credo non abbiano bisogno di commenti. E parlare di geometra è semplicemente sminuire il senso di queste opere che partono certamente dal rigore dei cubi e dei cilindri, da diagonali indiscutibili, dalle proporzione matematiche autoimposte, ma che devono la totale abbacinata ammirazione dello spettatore al contrasto con quelle sfumature dei toni metallici, a quei pattern appena accennati che sembrano lunghe pennellate del tempo.
È appassionante vedere da così vicino alcune delle opere che più mi avevano colpito nelle quali ricorrono declinati in modi diversissimi oro, argento, rame e alpacca. Come la spilla ad effetto cartone del titolo Alveoli modulari del 1986 oppure le spille “tessuto” nei quali i fili sono intrecciati e si fondono con la superficie geometrica creando un motivo appena abbozzato ora rivelando meglio il sistema di “tessitura”.
Labirintiche intersezioni, ingranaggi, incroci in diagonale creano spazi che danno l’effetto di stanze contigue e non comunicanti nella spilla Intangibilità del 1991 che lascia una impressione di volume e movimento.
Guardate con attenzione anche la spilla Raggio del 1999, un cilindro prospettico di oro bianco attraversato da una lastrina di vetro che fa le veci un una lama di luce che trafigge una finestrella. Sono abbastanza contenta della foto che crea un’ombra “in più”, forse di troppo, ma che restituisce ancor meglio l’idea del riflesso e della luce.
[…] 2012 […]